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DI DON FIORENTE CASTAGNEDI del 1898
<< Questo devoto santuario è nella contrada della Bassanella, che fa parte del popoloso Borgo Bassano a settentrione della terra murata. La prima chiesa, antichissima, risaliva al primo secolo dopo il mille e la sua dedicazione fu fatta l'anno 1093. Cinque anni dopo, cioè il 1103, era soggetta ai Benedettini del monastero di S. Nazaro di Verona; e, per Breve del 1154. Adriano IV confermava loro la giurisdizione sopra di essa. (1 Biancolini Chiese T I p. 272 e T.V: part. II p.58)
I Benedettini mandavano un cappellano, da essi eletto, ad ufficiarla e ad amministrare i suoi beni, ciò durò fino al 1443. In questo anno la Badia dì S. Nazaro fu unita da Eugenio IV alla Congregazione di Santa Giustina di Padova: e l'anno 1444 Marziale da Soave fu primo Abate destinato dalla suddetta Congregazione nella Cattedra di S. Nazaro. I Monaci di S. Giustina erano Olivetani diramati dal primitivo tronco dei Benedettini. Questi tennero la giurisdizione sopra la chiesa della Bassa nella fino al cadere della Repubblica Veneta. Dai primi anni di questo secolo il Rettore della chiesa viene nominato dal Vescovo ed approvato dal Governo Egli ha l'obbligo di coadiuvare il Parroco nella cura, delle anime.
L'anno del colera 1836 per voto degli abitanti e collette spontanee, si diede principio ad edificare l'attuale Santuario con disegno e direzione dell'ingegnere Antonio Zanella, e nel 1838 fu terminata la fabbrica. Cosi l'antichissima Chiesetta andò distrutta quasi del tutto. Di essa si conservarono solo alcuni monumenti: l'iscrizione dedicatoria dell'anno 1098, alcuni bassorilievi che rappresentano S. Zeno, S. Antonio Abate, S. Lorenzo, S. Benedetto, S. Scolastica, ed un Crocefisso, giudicati del 1300; un affresco colle immagini di S. Benedetto e S. Scolastica ben conservato e duo coppe, o scodelle di marmo murate nell'interno della parete frontale. I devoti vi immettono la testa pregna io per guarire dal mal di capo. — Esse erano murate nell'antica facciata, come si veggono in altre chiese di quel secolo. Nella Cappella maggiore sopra l'altare entro una sfera raggiata, in nicchia ad arco vi è la statua della Madonna, quasi a mezza persona, col Bimbo, con colonnette a spira di stile rozzo. La statua della Vergine originale era a tutta persona, e forse tutto d'un pezzo colla nicchia. Nel 1836 l'Archit. Ing. Zanella, per adattarla alla sfera da lui disegnata nel centro dell'altare, la fece segare nella parte inferiore, di cui rimangono le tracce, e testimoni viventi l'attestano. Le due teste, credute da alcuni di marmo pario. per la lucentezza della tinta data sopra di esse, sono pure di tuffo. Il corpo della statua guasta forse dal tempo, fu riformato nelle parti mancanti con cemento a sasso e cotto; ed il manto della Vergine e del Bimbo erano in antico dipinti, come appare dalle tracce sotta la tinta ultimamenta data.
Racconterò la leggenda popolare dell'apparizione della Madonna nella vicina Valle di Ponsara dalla quale vuolsi abbia avuto origine questo santuario. — Un villanello stava pascolando le sue vacche quando gli apparve una bellissima Signora tutta circondata da vivo splendore, la quale avvicinatasi gli disse : va dal parroco, e digli, a mio nome, che venga qui che gli voglio parlare. Il villanello intimorito si scusava dicendo, che dovea condurre le sue bestie a beverare. Cui la Signora rispose: per questo ci penso io, e messa la sua destra nel macigno quivi presso, scaturì subito acqua ini tanta abbondanza, che le vacche corsero a bere al nuovo rigagnolo, che scorreva giù per la valle. Va ora, gli disse, che custodirò io le tue bestie. Il ragazzo corso dal parroco, gli raccontò l'apparizione della Madonna, e ciò che gli avea ordinato di riferirgli; ma questi, stimatolo un visionario si rifiutò di andare. Ripresentatosi alla Signora questa lo manda di nuovo con minaccia se non avesse obbedito al comando inviatogli per quel semplice uomo. Sorrise il parroco a questo minaccioso comando credendolo una invenzione del supposto messo. Alla terza ambasciata poi impensierito, si mosse e andò per vedere quanto vi fosse di vero. Oh sorpresa ! scomparsa era la bella Signora, ed invece vide una statua della Vergine col suo Bimbo in braccio sopra la fonte allora scatturita. Si sparse nel popolo il. fatto prodigioso, e con solenne processione si trasportò la statua nel sito dove ora c'è la Chiesa, e postala colla faccia a mezzogiorno, alla mattina la trovavano rivolta da se a settentrione, verso cioè alle montagne di Badia Calavena, dalle quali, dicesi, essere partita.In seguito venne eretta, una piccola chiesa, alla quale concorrono con gran divozione i paesi circonvicini. Prova ne sono le tavolette votive e le grucce appese alle pareti per grazie ricevute.Alla fonte prodigiosa nei secoli passati venivano molti ad attingere l'acqua che portavano alla proprie case per devozione: essa scaturisce tuttavia copiosa. Questa è leggenda, non istoria; ma la leggenda ha origine il più delle volte da qualche fatto storico, ed ha un fondo di verità. E la nostra pure passò per tradizione costante per ben otto secoli nel nostro popolo, tradizione veneranda passata di bocca in bocca e quindi senza dubbio giunta a noi ravviluppata in rozze verisomiglianze.Nei campi sottoposti a questa chiesa, esiste un sepolcreto romano, della dimensione di tre ettari circa. Fu manomesso più volte negli scavi per le piantagioni di viti, e vennero alla luce molti frammenti di vasi sepolcrali, monete, ed un piccolo pavimento a mosaico, che i villici distrassero ed anche una tomba io muratura con vasi, lucerne, e nelle pareti pitture, fra le quali una figura muliebre di vivi colori, forse una qualche divinità pagana, o il ritrailo di donna defunti. Creduta dai villici immagine di Madonna, la rispettarono, ma esposta alle acque ed ai ghiacci dell'inverno, andò in deperimento. >>