Oratorio di San Martino

Don Fiorente Castagnedi

1896

Antico è l'Oratorio di S. Martino nel Borgo Braglio S. Matteo in Soave: è probabile ch'esso sia stato «retto nel secolo XV dai Conti Verità quando ivi presso innalzarono il loro palazzo. Nel fine del secolo XVII passò ai Conti Giusti di S. Vidal di Verona, ma la piccola chiesa, che avea la porta sulla strada co­mune, era ornai tutta rovinata. Il Conte Cesare, il 9 Luglio 1708, si rivolse a Mons. Giovanni Francesco Barbarigo Vescovo di Verona, perché gli concedesse la licenza di poterla in forma decente ristaurare, et in essa facendoci cele­brare il SS. Sacrificio della Messa, (egli scrisse) riuscirebbe di comodo a me et a molti convicini. Monsignore volle il giudizio di D. Benedetto Rossi Arcip. V. F. di Soave, il quale ai 19 dello stesso mese rispose: In ordine alle com­missioni ricevute per comando di Mons. llt.mo et Jdtc.mn Vescovo di Verona, ho veduto et considerato la suplica presentata dal Nob. Sig. Conte Cesare Giusti qui annessa, come anco ho visitato l'antico Oratorio di S. Martino, che e tutto dirocato et senza coperto, da molti anni caduto, et abandonato, esistente in contrà del braglio ne' beni del suddetto Sig. Conte, et vicino alta sua casa; onde vollendo esso Sig. Conte risarcirlo et fabricarlo, io giudico che sarà una molto buona et santa, perché cosi sarà ridoto nel pristino stato l'Oratorio a gloria d'Iddio, e vi si potrà dir la S.Messa per comodo di esso Sig. Conte hora avanzato in età, e reso assai impotente a caminare. et ecc. (1). Il Conte Cesare poi, riedificata la chiesa, con suo testamento 1741, atti Soriati, la dotò di una Messa festiva ed una al Mercoledì in perpetuo. Nell'anno 1746 la chiesa, con il palazzo e l'attigua campagna, venne in pro­prietà del Conte Andrea Frigimelica-Roberti di Padova con tutti gli aggravi; ma per poco tempo, che nel 1751 passarono i detti stabili colla chiesa in possesso del Sig. Giov. Battista Tommaselli, il quale investi suo figlio Giuseppe chierico della Cappellania quale titolo sacerdotale. Il detto Gio Batta Tomniaseili donò all'Archivio musicale della Parrocchia due codici, in tutta pergamena, di musica sacra del secolo XIV. o XV. Sembra appartenessero ai P. P. Benedettini. Ai primi di questo secolo i Tommaselli per dissesti famigliari dovettero cedere il palazzo, e l'unita campagna, rimanendo tuttavia padroni dell'Oratorio; ma rimase insoluto il legato del Conte Giusti, e la chiesa abbandonata a se stessa, per cui, precipitato il tetto, ritornò nella rovina in cui era un secolo prima. D. Giuseppe Tommaselli suddetto è uno dei personaggi celebri di Soave. Sulla fine dello scorso secolo, quando un immenso impulso presero le scienze, egli non fu freddo a quel movimento, e sorse fra i primi a seguire le nuove teorie naturali. I nostri colli vulcanici e specie Boniolo e Zoppega, selciosi e cal­carei, che racchiudono molti petrefatti con echinetti, pettiritti ed osteoliti gli die­dero motivo a stampare dei lavori di storia naturale, ed anche sui fossili del Bolca. Socio eom'era dell'Accademia d'Agricoltura, Arti e Commercio di Verona, ne fu uno dei membri più attivi massime nella naturai disciplina; e passando sopra alle molte sue produzioni pubblicate, voglio accennar solo una sua scoperta, esser, cioè, stato egli veramente il primo che abbia applicato al tino in fermentazione, già chiuso, il tubo di sicurezza pescante nell'acqua, di cui si fece bello tra i francesi Gerueis, ed al quale, pur troppo, parecchi italiani tributaroro incenso. Ricordo anche il suo Catalogo delle lapidi raccolte dal Maffei nel Museo Filarmonico di Verona. Nella rovinata chiesa di S. Martino, sul pavimento, esiste la pietra sepol­crale della famiglia Giusti senza epigrafe, e solo è scolpito lo scudo dei detti Conti cimato dalla corona comitale, e l'arma scalpellata. Sopra l'altare, mezzo crollato, si legge incisa la seguente iscrizione.

D - O - M
DEIPAREQ - VIRGINI
CARMELITANAE
ET - DIVIS - MARTINO
ET - FRANCISCO - A PAVLA
SACELLVM  - HOC
D……

E Conte Cesare Giusti nel suo testamento volle all'antico titolare del ristaurato Oratorio, fossero aggiunti la B. V. del Carmine, e S. Francesco di Paola, ai quali avea speciale devozione. Sopra l'altare la pala rappresentava la Vergine del Carmine,  S. Martino a cavallo col povero, S. Francesco di Paola : opera di An­tonio Balestra (Lanceni parte II. pag. 155) La pala è ora distrutta. L'iscrizione de­dicatoria fu scalpellati nelle due ultime linee da D. Gaetano Tornamelli ex Minore Osservante; e doveano indicarci il nome del ristauratore,  e la data, che tuttavia dalla storia dell'Oratorio conosciamo essere quella dell'anno 1711, quando il Vescovo Barbarigo approvò finalmente il ristauro. Presso questo Oratorio nel secolo passato furono scoperte due iscrizioni romane, riportate inprincipio di questa raccolta.

(1) Dall'Archivio della Curia Vescovile di Verona

Don Silvio Grigolini nelle sue ricerche localizza questo Oratorio come Chiesa del Palazzo di via S. Matteo, Verlato ora Cestonato.